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Lucia Brenzone si sposa con Luigi Vandi, reduce dalla Germania e impiegato nella SAFAR. Per la crisi degli alloggi, a Milano più grave che altrove, e per le loro limitatissime possibilità finanziarie, gli sposi vanno a vivere con la famiglia Brenzone, cioè con la signora Camilla e la diciottenne Carla, madre e sorella della sposa. L’appartamento è di 4 stanze. L’ingresso di Luigi provoca naturalmente un notevole cambiamento di abitudini, e una promiscuitù insolita nella famiglia Brenzone, ché la signora Camilla era rimasta vedova quando Carla aveva due anni. Lo squilibrio è di Carla, la quale si trova a non essere più il perno dell’equilibrio e dell’affetto familiare, - come era, essendo la minore e graziosissima – al che si aggiunge il suo morboso e virginale risentirsi e turbarsi per la vicenda matrimoniale che si svolge vicino a lei, separata da un muro di mezza testata[…]
Poco dopo il matrimonio di Lucia, Carla va a frequentare un corso serale di stenodattilografia. Delle venti persone che seguono il corso, vi sono sei ragazzine di quattordici o quindici anni, un giovanotto robusto scomparso dopo una sera o due, un ragazzo con gli occhiali, uno pallido e smilzo, un uomo di quaranta anni, e il rimanente donne di cui due o tre coetanee di Carla, ma ben più sveglie di lei, le altre donne dai venti ai quaranta, una o due delle quali inequivocabilmente di abitudini e costumi leggeri. Carla non riesce a fare amicizia con nessuno, i tre uomini le paiono miserabili, e finisce con l’accostarsi alle ragazzine. Il corso lo tengono alla Bocconi, lei abita vicino, la prima trasversale di via Ripamonti dopo il ponte della ferrovia: e spesso prende il tram, quando non passa a prenderla qualche volta, il co[gnato] […] l’incidente provoca una ripresa della sua lieve fobia degli uomini, dei maschi. Si rannicchia dentro se stessa tutt[…]La settimana e la domenica la passa ancora sola: E’ la seconda consecutiva,[…]Ma ormai l’uscire domenicale è un’abitudine e un bisogno. Esce, sola. E rimane spaventata dalla città. La periferia deserta [e] fredda, anche se marzo, agghiacciante, e il centro un mare di folla, senza [ra]gione. Non sa dove andare ed entra per consuetudine nelle gallerie d’arte. In [una] [?] vede non vista Aldo assieme a una ragazza riccamente vestita e una signora con due enormi volpi. Il colpo che ne riceve costituisce la prova numero due,[…] è innamorata. L’indomani va in ufficio, non senza avere adoperato, la prima volta, i cosmetici di sua sorella. E con un latro modo, femminile, di fare, [non la] infastidisce più, tutt’altro, l’ennesimo complimento di un visitatore, s[i con]gratula con Aldo, per la bella ragazza che ha visto con lui. Oramai le posizioni sono chiare: Aldo non se la lascerà sfuggire.”
Da LA RAGAZZA CARLA, Soggetto cinematografico, ms. conservato nel Fondo Elio Pagliarani e pubblicato in Luigi Ballerini, 4 per Pagliarani, Piacenza, edizione Scritture, 2008, pp.41-44