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La pratica all’allenamento dell’atletica affettiva di Antonin Artaud è la guida del lavoro che abbiamo fatto per creare le basi di una crescita artistica, per ricercare quei meccanismi inconsapevoli che ci allontanano dalla nostra reale possibilità. Di tutti i maestri con cui ho avuto la possibilità di confrontarmi, di tutti i grandi teorici del teatro, di tutti gli autori contemporanei e non, di cui ho avuto la gioia di conoscere il pensiero, Artaud resta sicuramente il più sconvolgente. Per la spinta a osare, per la visione di soglia osmotica tra la vita e il teatro, perché oggi è più che nuovo, è necessario. Abbiamo cercato il modo di lavorare sul personaggio, fino a toglierne il riparo. Vedere cosa resta. Lavorare con il rimanente. Conoscere la scienza del rimanente. (Graziano Piazza