"...Il teatro è l’unica forma d’arte che sfugge alle leggi della riproducibilità tecnica. Ogni serata è unica. Ogni rappresentazione irripetibile. L’atmosfera del Teatro Argentina, del Teatro India, è, per questo, percorsa da una sorta di pathos, da un’emozione che non ha eguali: i corpi degli attori e quelli degli spettatori partecipano dello stesso spazio..."
Non ho perso uno spettacolo, fra i molti proposti dal Teatro di Roma nella scorsa stagione. Arrivavo in anticipo, come per la fretta di togliermi di dosso la polvere della giornata e sprofondare in platea, fra tanti che, come me, cercavano, dal palcoscenico, luci, corpi, voci, parole, immagini, visioni. Il rituale antico e eterno della commedia, della tragedia, della farsa. In quello spazio protetto, nel buio, mi sono sentita sola quanto è necessario per guardare davvero, e ascoltare, e capire. Mi sono sentita insieme agli altri quanto basta per prendere calore, per fare comunità. Il teatro è l’unica forma d’arte che sfugge alle leggi della riproducibilità tecnica. Ogni serata è unica. Ogni rappresentazione irripetibile. L’atmosfera del Teatro Argentina, del Teatro India, è, per questo, percorsa da una sorta di pathos, da un’emozione che non ha eguali: i corpi degli attori e quelli degli spettatori partecipano dello stesso spazio. Non è un dettaglio ininfluente. Gli uni sono officianti, gli altri la congregazione dei fedeli attivi. Come covando un inesauribile desiderio di apostasia, criticano, discutono, si dividono, si schierano...
Si sentiva una grande vivacità intellettuale a ogni nuovo spetta
“L’ambizione – scrivevo in queste pagine meno di un anno fa, in occasione della presentazione della stagione appena conclusa – è quella di affermare il Teatro di Roma come un teatro di interesse nazionale”. A febbraio questo risultato è stato raggiunto grazie al prezioso riconoscimento da parte del MiBACT. L’altro obiettivo che avevamo in mente era far sì che il teatro si ricongiungesse alla città, “ripartire da Roma”, dando allo stesso tempo al cartellone una dimensione nazionale e internazionale.
Perché se “tutto il mondo è un palcoscenico”, come scriveva Shakespeare centinaia di anni fa, allora il palcoscenico deve essere la rappresentazione del mondo intero. E il mondo in cui viviamo è in continua tensione tra locale e globale: questa è la chiave di lettura non solo della nostra società ma di Roma in modo particolare.
Ecco quindi che uno degli spettacoli più significativi della scorsa stagione, Ritratto di una Capitale, cresce e diventa Ritratto di una Nazione, per ambire a raccontare non solo noi romani e ciò che ci circonda in questa splendida città, ma tutti gli uomini e la società civile.
Questo è un cammino che stiamo ancora percorrendo insieme al presidente Sinibaldi e al direttore Calbi, forti anche degli ottimi risultati della stagione appena conclusa. Un cammino che fa del Teatro di Roma un luogo aperto, metaforicamente ma anche in termini di orari; un luogo di incontro e di condivisione che non si limita all’arte teatrale ma che abbraccia tutte le forme artistiche; un teatro veramente “pubblico” che appartenga a tutti, studenti universitari o famiglie con bambini.
Giovanna Marinelli
Assessore alla Cultura
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