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Rime e lettere di Michelangelo Buonarroti
adattamento Antonio Piovanelli
regia e scene Giacomo Andrico
con Antonio Piovanelli
e con Antonietta Bello
consulenza musicale Sandro Cappelletto
si ringrazia Chiara Giuffrida, Silvia Moretti, David Barittoni
e inoltre Piero Lanzeni, Gianni Zanoni, Fondazione Castello di Padernello NYMPHE
Associazione culturale Giuseppe Linetti, Meni e Anna Piovanelli,
Tommaso Tomasoni e Giambattista Mazzetti
Produzione Teatro di Roma e Centro Teatrale Bresciano
orari spettacolo
ore 21.00
domenica ore 18.00
durata 65 minuti
Michelangelo Buonarroti, scultore sublime e “divino”; non ci sono dubbi nel riconoscere tra i segni dei suoi marmi la presenza di atti “furiosi” e incontenibili.
Michelangelo “uomo”. Uomo tribolato, uomo che lavora continuamente nel tentativo di conoscere e sentire con il suo corpo il battito della materia. Noi oggi sappiamo che per lui scolpire i marmi cristallini delle Apuane di Carrara era una necessità come respirare. La Pittura lo affaticava, l’Architettura lo coinvolgeva nella mischia delle invidie dei colleghi, ma la Scultura gli dava luce bianca, accecante, e respiro.
Credo che Michelangelo ascoltasse la “materia” come unica maestra dell’universo. Michelangelo “uomo”.
Uomo solo che abita e attraversa i luoghi spietati del potere.
È possibile trovare ancora oggi nelle sue forme tanto del “divino” che abita la terra? È possibile attraverso incontri!
Incontrare e lavorare con un attore come Antonio Piovanelli ha, per un regista, il sapore di un dono.
Da questo dono scaturiscono altre possibilità: la possibilità di vedere più spazi e atmosfere date da una luce che si propaga per gradi; la possibilità di sentire frammenti di vita e parole di un grande scultore come Michelangelo, il grande artista, forse l’uomo più vicino agli dei che l’umanità tutta, di sempre, ha potuto e
potrà sempre godere come atto di bellezza inspiegabile.
Giacomo Andrico
Michelangelo, un’ossessione che mi insegue da quarant’anni. Un amore e una passione per la sua incredibile opera e per tutto quello che ci ha lasciato. Avevo poco più di trent’anni quando scoprii anche la sua poesia e le sue lettere, e tanto mi entusiasmarono che decisi di farne un monologo per raccontare la sua vita di uomo e di artista, spesso in lotta col potere, e con se stesso.
Il mio sogno era quello di fare uno spettacolo povero da portare in qualsiasi ambito - scuola, Case del Popolo, gallerie d’arte, cantine -, alla portata di tutti. E lì, in quei molti luoghi, l’attore solo col suo corpo e la parola, fogli di carta e candele.
Adattando le Rime e le Lettere, specialmente quelle indirizzate a Tomaso de’ Cavalieri, il giovane che Michelangelo amò e che era presente alla sua morte, cercai di far emergere l’uomo. Ci sono i rapporti con la famiglia che furono una lotta continua di amore e odio, ci sono la vecchiaia e il carico dell’esperienza, ci sono squarci di vita illuminanti e un finale che, negli ultimi versi, è molto toccante. Ci misi dentro un po’ della mia vita in questo personaggio.
Presentai il lavoro a un gruppo di amici romani, interessati al progetto; poi partii per il Sud. Partii povero e tornai dopo tre mesi ricco di calore umano raccolto tra il pubblico; dopo dieci anni ne allestii una seconda edizione in vari teatri e regioni d’Italia, poi all’estero.
Antonio Piovanelli
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