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liberamente tratto da Orlando di Virginia Woolf
regia e drammaturgia Emanuela Giordano
con Isabella Ragonese
e con Sarah Biacchi, Guglielmo Favilla,
Andrea Gambuzza, Claudia Gusmano, Fabrizio Odetto, Laura Rovetti
scene e costumi Giovanni Licheri e Alida Cappellini
musiche originali eseguite dal vivo Bubbez Orchestra
produzione compagnia enfi teatro
orari spettacolo
martedì, mercoledì e venerdì ore 21.00
giovedì e domenica ore 17.00
sabato ore 19.00
lunedì riposo
Virginia Woolf è figlia diretta di Shakespeare. È unica nel miscelare invenzione, gioco, umorismo e profondità.
Virginia, grazie a Orlando, compie un viaggio fantastico, in cui il protagonista, come Ulisse, non si pone limiti al desiderio di sperimentare, di agire, di conoscere, alla ricerca forse dell'impossibile, alla ricerca di una vita piena ed appagata.
La lettura della commedia è talmente stratificata che possiamo permetterci di godere del divertimento, del guizzo iridescente senza per questo rinunciare ai tanti sensi, ai miti, alle suggestioni che ci vengono suggeriti: il mito dell'immortalità, del ciclo stagionale della morte e della rinascita, del ricongiungimento nell'unità originaria dei due generi, maschile e femminile, partecipi di uno stesso enigma esistenziale.
Orlando, infatti, intuizione geniale della Woolf, è l'unico eroe moderno che racchiude in se la parte maschile e quella femminile di noi tutti, perché la ricerca della felicità ci riguarda allo stesso modo e forse proprio una maggiore conoscenza dell'altro può essere la chiave che ci aprirà di nuovo le porte del "paradiso".
Orlando, attraversa quindi quattro secoli di passioni travolgenti e cupe delusioni, tutte legate alla percezione della vita come un'opera, unica, preziosa e irripetibile.
Orlando assolve a questa "missione" come nessun altro.
È per questo forse che il romanzo della Woolf è tuttora un caposaldo della letteratura, un libro in cui tutti, grandi e piccoli, uomini e donne, possono ritrovare una ragione di emozione, di corrispondenza, di grande divertimento.
Ci teniamo ad aggiungere che forse solo una donna, per secoli precario soggetto di una vita frammentaria, dissipata nella quotidianità, eterna spettatrice, poteva immaginare una così sulfurea e fiammeggiante eroina per la quale l'autrice rivendica, e noi con lei, il diritto ad un lieto fine (oh finalmente!)
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